Psicologia junghiana

"Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere. Non voglio essere buona, voglio essere sveglia. Non voglio fare male, voglio dire: mi stai facendo male, smettila. Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio. Non voglio essere un'altra, voglio adottarmi tutta intera."

L. Chandra Candiani

Il percorso terapeutico è un viaggio in cui siamo accompagnati per un tratto di strada: se inizialmente i sintomi fanno da guida, poi arriviamo ad ampliare la visione di noi stessi e del mondo.

Secondo C. G. Jung in ciascuno di noi si muovono diverse forze o energie: alcune consce, guidano il nostro comportamento secondo la ragione e il buon senso, altre inconsce, dove prevalgono gli istinti, ricchi di energia creativa e potenzialità. La psicoterapia ci guida quindi innanzitutto a conoscere meglio il nostro mondo interno, con le sue luci e ombre, i personaggi da cui è popolato (dalle parti fragili che devono ancora crescere, a quelle rabbiose, angosciate, o deluse, invidiose, o legate al ruolo sociale e adattate al collettivo). La vera sofferenza proviene dalla perdita della connessione con parti di noi. Ci insegna a mantenere il cuore e la mente aperti a tutto ciò che la vita, in continuo divenire, ci fa incontrare verso una possibile unificazione.

Le difese che erigiamo verso quelle parti di noi che rifiutiamo ci tengono lontani dal confronto autentico con noi stessi e non ci accorgiamo che per questa via ci frammentiamo e impoveriamo. Eppure è proprio da lì che bisogna passare per andare davvero oltre. E sviluppare comprensione ed empatia per ogni istanza in noi stessi: a questo serve l’alleanza terapeutica. Progressivamente si viene supportati fino ad imparare a farlo da soli: diventiamo il migliore amico di noi stessi.

Nella mia visione il percorso terapeutico non pretende di “guarire”, bensì aiuta la persona ad usare la propria “bussola” per orientarsi nella vita tra sfide e difficoltà, gioie e dolori, inevitabilmente parte di ogni cammino. Così si evolve verso quella che Jung chiamava “individuazione”, accogliendo pienamente gli opposti in noi, ciò che apprezziamo e ciò che vorremmo eliminare, affrancandoci dalle identificazioni e dai modelli, dalle paure e dagli schemi appresi, riconoscendo le difese non più utili. Scoprendo cosa ci nutre e quindi cosa coltivare con dedizione e passione, e verso una direzione, una motivazione profonda, che ci fanno andare oltre le fatiche lungo il cammino.

E poiché il sale della vita è la relazione, non solo con noi stessi ma anche con gli altri, impariamo a fare lo stesso nelle relazioni che per noi contano. Impariamo a scorrere con la vita, che è movimento continuo, accompagnando quei cambiamenti che inevitabilmente essa ci porta, in un ciclo di crescita e decrescita, come le stagioni, mai uguale a se stesso.

I SOGNI

Nella visione junghiana in ognuno di noi a partire dalla nascita si vanno stratificando immagini e simboli che ci muovono e guidano: sono connessi alle nostre sensazioni, alle emozioni, ai nostri desideri, alle paure, alle aspirazioni, a esperienze vissute e a tutto ciò che orienta le nostre scelte ed azioni. Si tratta di contenuti che vanno ben al di là delle parole e che la mente trasforma in immagini di vario genere; esse sono cariche di una certa potenza ed energia vitale ed ancestrale. Queste istanze provengono dalla nostra storia personale, ma anche dalla storia dell’umanità intera (siamo frutto di un processo che origina ben oltre la nostra nascita).

I sogni sono una delle principali vie d’accesso a questo mondo interiore in gran parte inconscio, generato da forze naturali individuali e universali. Fare luce sulle immagini e gli eventi raccontati nel sogno ci aiuta a comprenderli per poi canalizzare queste energie verso azioni adattive.