Meditazione & Mindfulness
"La sofferenza è impermanente ed è per questo che la possiamo trasformare.La felicità è impermanente ed è per questo che la dobbiamo nutrire".Thich Nath Hanh
Dal 2010 pratico ed uso la meditazione nella mia vita e nel mio lavoro, trovandovi una risposta significativa nella ricerca che mi ha sempre accompagnata. Da allora impiego le pratiche meditative sia in percorsi di gruppo, sia in accompagnamento individuale, a persone che soffrono di ansia, depressione, che attraversano momenti di crisi esistenziale e cambiamento, che soffrono di malattie e dolore cronico, o più semplicemente persone che desiderano sentirsi più a proprio agio nella vita.
Queste pratiche consistono in esercizi di pranayama e respirazione, visualizzazioni guidate, pratiche statiche e dinamiche, che facilitano l’ascolto e la connessione con il nostro mondo interiore, al fine di conoscerlo, almeno in parte. Provengono da antiche tradizioni di diversa origine cui ho attinto nel tempo, ed hanno ormai trovato conferma nelle scoperte delle neuroscienze e della neurofisiologia, offrendoci un valido aiuto a prenderci cura di noi stessi, sia supportandoci nelle difficoltà, sia risvegliando il nostro potenziale e quindi favorendo una migliore qualità di vita.
La cosiddetta Mindfulness altro non è che la riproposta in ambito terapeutico di queste antiche pratiche da J. Kabat-Zinn, medico meditante ormai conosciuto in tutto il mondo da qualche decennio. A lui va il merito di averle sperimentate in modo scientifico e diffuse, dimostrando come l’allenamento a queste pratiche oltre a portare benefici a breve termine (influendo sull’umore, sulla qualità del sonno, sul miglior funzionamento dell’organismo, insomma sulla salute nel suo complesso), influisce ad ampio raggio sull’equilibrio psico-fisico. Mi piace sottolineare che tali benefici sono naturalmente il risultato di un allenamento: non basta conoscerle, bisogna praticarle.
La nostra mente in quanto plastica è potenzialmente in continua trasformazione: va allenata a riconoscere vecchi “solchi” o percorsi neuronali (condizionamenti e convinzioni limitanti appresi molto presto nel corso dell’esistenza). Ma cosa significa allenare la consapevolezza? Significa sviluppare un osservatore interno che sa mettersi in ascolto costante. Ci alleniamo ad accogliere ciò che c’è in quel momento per comprenderlo e poterlo trasformare. Allora, forse, invece di ripetere vecchi schemi sentiamo la libertà di scegliere come comportarci, attingendo al vastissimo repertorio di risposte possibili. Poiché è vero che ci ricreiamo ad ogni istante, ma spesso lo ignoriamo e finiamo per percepirci vecchi a noi stessi.
Se coltivata con regolarità, la meditazione porta nella nostra vita una nuova qualità di presenza, rendendoci più capaci di accettare ciò che non possiamo cambiare e di attivare le nostre innate potenzialità per reagire.
Nel mio percorso è stato decisivo l'incontro con il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh e i suoi insegnamenti.
Proseguono gli incontri per chi ha il piacere di meditare. |